giovedì 21 febbraio 2019

Il bilinguismo nei bambini piccoli: la nostra esperienza.

Bilinguismo in famiglie con una sola madrelingua, è possibile? 

Non posso ancora rispondere a questa domanda perchè Giulio ha solo un anno e i risultati ottenuti sono al momento ancora pochi. 
Mio marito però, l'artefice di tutto ciò, ha avuto modo di discutere con diversi insegnati d'inglese sull'argomento e tutti sono stati d'accordo sul fatto che non è così fondamentale avere un genitore madrelingua inglese per impararlo da piccoli. 



D'altra parte, se dovessimo insegnare la lingua straniera ai nostri figli solo con insegnanti inglesi, non so quante scuole avrebbero questa materia in calendario, ci avete mai pensato?

Spesso e volentieri nelle mie stories su Instagram si sente Francesco parlare con Giulio in inglese e in tante mi avete chiesto come mai di questa nostra scelta, a volte pensando che fosse straniero. 
Si tratta di un metodo pedagogico che fa ascoltare al bambino, fin dalla nascita, due linguaggi diversi per farglieli imparare contemporaneamente entrambi.
L'idea gli è venuta anni fa, quando per lavoro si è trovato a fare da supplente in una sezione bilingue di una scuola dell'infanzia. Da allora si è innamorato della cosa e lavora spesso coi bambini in lingua inglese e naturalmente ha voluto provare subito anche con il piccolo assistente di casa! 
Ad alcuni sembra un po' assurdo volerlo insegnare così presto ma in realtà, nella fascia temporale dei primi tre anni di vita, i bambini assorbono qualsiasi informazione senza fatica, in modo totalmente spontaneo (che invidia!)

Per adesso non si vedono molti risultati, anche perché questa tecnica fa iniziare a parlare un po' più tardi i bambini per via della gran quantità di parole che sentono (ogni oggetto, a casa nostra, ha sia il nome italiano che il nome inglese). 
Ma ora che sta iniziando a ripetere quello che gli diciamo il nostro ometto si mette alla prova sia con una lingua che con l'altra: prova a dire sia "gatto" che "kitty", e fa riderissimo quando prova a ripetere "octopus" (il suo animaletto di gomma preferito a forma di polpo). 



Un paio di mesi fa diceva spesso "that" (quello) indicando in giro, perché è la parola che usa suo padre ogni volta che gli indica un oggetto. E visto che il papà dice "one, two, three, up" (1, 2, 3, su) ogni volta che lo prende in braccio, adesso Giulio è in grado di finire da frase dicendo l'ultima parola quando lo sente contare. 

Non è un metodo facilissimo da usare con costanza e a volte ci capita qualche occhiata strana quando in giro gli parliamo nello stesso momento in due lingue diverse, ma siamo contenti di fare del nostro meglio per dargli più strumenti possibili per affrontare la sua futura vita adulta. A cominciare da una delle principali lingue straniere. 

La nonna è già preoccupata al pensiero che tra un po' farà fatica a capirlo ma in realtà, a furia di sentire anche lei sempre le stesse parole, le sta assimilando a sua volta, della serie non è mai troppo tardi per imparare qualcosa.

Ho voluto scrivere questo post non per insegnare qualcosa ma semplicemente perchè davvero in tanti mi hanno chiesto incuriositi di saperne di più, condividendo con voi la nostra esperienza.
In diverse biblioteche ormai si trovano anche i libri per l'infanzia in lingua e anche quelli sono molto utili per familiarizzare con la lingua. 



Se l'argomento vi interessa e siete di Reggio Emilia sappiate che allo spazio culturale Orologio Francesco fa spesso le letture per i piccoli di sabato mattina, iscrivetevi alla loro newsletter per rimanere aggiornati (anche su tutte le altre bellissime attività).

Un abbraccio e viva le nuove scoperte!
Sara

1 commento: