domenica 11 giugno 2017

Impara l'arte e mettila da parte.

Quando ero piccola vivevo in un paesino vicino a Milano e avevo una vicina di casa che chiamavamo La nonna Luigina. Non era mia nonna ma da bimba che non aveva avuto la fortuna di avere quel genere di affetto è stata una figura molto importante. Era conosciuta in quel paesino perchè da sempre aveva ricamato corredi dai preziosi decori e insegnato alle ragazze che volevano imparare quell'arte. Mi raccontava che quando era giovane la chiamavano mani di fata tanto era svelta e abile con l'ago. 


Spesso passavo i lunghi pomeriggi estivi da lei, ricordo come se fosse ieri la cucina in cui ci sedavamo insieme, lei ricamava e io riordinavo le scatole dei fili che già all'epoca mi sembravano scrigni di tesori. Mi chiamava "la vispa Teresa", non tanto per il carattere che è sempre stato piuttosto tranquillo ma per gli occhi, che secondo lei sprigionavano allegria. Negli anni a cavallo tra la fine delle elementari e le medie le venne voglia di insegnare anche a me a ricamare e così mi ritrovai con l'ago in mano e una tela davanti agli occhi. Incredibile come alcuni ricordi rimangano impressi così tanto nella memoria, ricordo perfettamente il primo disegno che preparò per me, una teiera da fare a punto croce.


Passammo poi per il punto festone, erba, catenella fino a raggiungere l'insidioso pizzo chiacchierino. Ero contenta? A dire la verità non tanto. Ogni volta che il filo si annodava, ogni volta che sbagliavo un passaggio o che le cose richiedevano più pazienza di quella che avevo, un po' sbuffavo. Volevo stare con lei ma non ero troppo convinta che il ricamo mi piacesse particolarmente. Quando tornavo a casa mi lamentavo con mia madre la quale saggiamente mi ripeteva sempre: "Impara l'arte e mettila da parte". Inutile dire che anche questa affermazione mi faceva innervosire, aveva su di me lo stesso effetto che aveva il sentirmi dire "Quando sarai grande capirai". Ora non posso far altro che ringraziare con tutto il cuore per quei pomeriggi così importanti e pieni d'amore. 


Non sono certo diventata una ricamatrice nella vita e la navetta del chiacchierino non la prendo in mano da almeno 6 anni ma sono sicurissima che quelle lezioni mi abbiano lasciato un'impronta molto importante. L'approccio in tenera età al mondo dell'artigianato mi ha inevitabilmente segnato e quando è arrivato il momento di rispolverare quel che avevo imparato tutto ciò mi è stato davvero utile. Non abito in quel paese da quasi vent'anni e non ho più rivisto la mia adorata nonna Luigina. So che la sua mente l'ha abbandonata da tempo e nei suoi ricordi molto probabilmente io non ci sarò più. Ma nei miei lei c'è, in ogni singolo musetto che ricamo c'è il ricordo delle sue mani fatte di carta velina, delle sue vestaglie con i fiorellini e gli impeccabili ricciolini grigi. 
Sara

3 commenti:

  1. Un racconto commovente che riporta alla mente i miei primi (disastrosi) approcci con il ricamo. Nonna Luigina sarebbe orgogliosa di ammirare i tuoi lavori e vedere che i tuoi occhi sono rimasti vispi come allora

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  2. Per curiosità, qual era il paese vicino a Milano? :)

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